Patmos è l’isola più settentrionale del Dodecaneso, ed è costituita da tre blocchi vulcanici brulli uniti l’uno all’altro da sottili istmi.
Per secoli l’isola fu roccaforte di pirati saraceni. Poi, nel 1088, a San Chrstodoulos fu concesso di istituire un monastero in onore di San Giovani il Teologo.
Il monastero, patrimonio dell’UNESCO dal 1999, sorge in cima alla Chora, la città vecchia; fra la Chora e il porto naturale di Skala c’è la Chiesa dell’Apocalisse e lì accanto la Grotta di Sant’Anna dove la leggenda vuole che il santo, ispirato da Dio, abbia trasmesso al suo discepolo Prochus i versi dell’Apocalisse contenuti nel Libro delle Rivelazioni.
Arriviamo alla Chora di Patmos in taxi perché la baia dove abbiamo gettato l’ancora è distante circa 15 km via terra.
Risaliamo le colline e scopriamo file di mulini a vento e muri bianchissimi che contrastano con un tripudio di buganville e con la severa pietra grigia del monastero. L’ingresso al monastero (5€) consente la visita all’edificio e al museo dove sono custoditi oggetti preziosi che segnano la storia della fede dell’isola, il secondo centro spirituale della Chiesa Greca Ortodossa dopo il Monte Thos.





Nel museo vedo oggetti rituali, paramenti e dipinti che attribuirei al medioevo, ma leggo che sono del XV, XVI e XVII sec. Li osservo e penso: in Italia era l’epoca della grandi innovazioni di Leonardo, Michelangelo, Raffaello. L’evoluzione, l’innovazione, le notizie, le comunicazioni erano così più rarefatte e dilatate un tempo.
Il tempo si dilata anche passeggiando fra i vicoli silenziosi, stretti e morbidi, fatti di continui saliscendi e ricchi di piccoli tesori: una pianta di ‘basilico sacro’, decine di gatti, una bottega di oggetti stravaganti, una Vespa turchese, il profumo intenso di pane caldo, miele versato su teglie di baklava, involtini di sfoglia e verdure o carne speziata.



È ora di rientrare, il taxi torna a prenderci. L’autista si chiama George; un suo cugino vive a Pavia ma lui non è mai andato a trovarlo perché i bambini vanno a scuola ed è complicato incastrare le cose. Dice che di solito lui guida l’autobus per i turisti, ma con la crisi non c’era lavoro così lui ha aperto un’attività di noleggio auto e motorini e così se la cava. Piccole storie che fanno toccare la vita delle persone, non solo la bellezza dei luoghi.
Con il dinghy raggiungiamo la barca all’ancora. Le isole sono meravigliose, ma la trasparenza turchese e zaffiro del mare annulla ogni altro pensiero.



Deve essere davvero un luogo senza tempo
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sì, meraviglioso! Volevo pubblicare altre piccole ‘cartoline’ da altre isole, prossimamente le aggiungo. Non vedo l’ora di tornarci ed esplorare altri luoghi un po’… sospesi 🙂
Saranno proprio così o sarà l’effetto vacanze?
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Eh no lo so, purtroppo io non le ho mai esplorate. Ma secondo me sì, stanno proprio in un mondo sospeso…
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Io ho avuto l’opportunità lo scorso anno, perché mio fratello è andato a stare lì e sono andata a trovarlo. Sono posti bellissimi, ma poi visitati con una persona ‘quasi-del-posto’ penso si possano apprezzare ancora di più. Sono tutto sommato poco note e ci si sta bene, si gira tranquilli anche di questi tempi perché in alcuni luoghi davvero non trovi nessuno.
Non so se hai visto, ci sono anche due altre piccole cartoline
da Kalimnos https://lapoltronagialla.wordpress.com/2020/10/02/piccole-storie-del-dodecaneso-kalymnos/
e da Leros https://lapoltronagialla.wordpress.com/2020/09/19/piccole-storie-del-dodecaneso-leros/
Se poi un giorno decidi di andare a visitarle, ti do volentieri indicazioni pratiche. La prima volta sembra difficile arrivarci, in realtà basta capire quali sono i piccoli incastri da fare e… prenderla con calma in fatto di coincidente e spostamenti.
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Ah certo, visitare questi luoghi con una persona che ci vive è tutta un’altra cosa. A me capitò un’esperienza simile in Egitto ed è stato il viaggio del cuore. Grazie per le dritte, così approfondisco
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