Chi non vuole essere normale alzi la mano. Però prima vorrei sapere cosa vuol dire essere normale.
La normalità è una convenzione; sono normali le cose consuete in uno specifico contesto e le stesse cose possono essere strane appena varcata la soglia.
Mi viene da pensare che la ‘normalità’ sia più che altro ciò che è socialmente accettabile entro un certo confine; non è conformismo, credo abbia a che fare con la consapevolezza globale di quell’insieme. La coscienza collettiva di quel mondo arriva fino a un certo punto, e ciò che è entro quel punto è ‘normale’, il resto no.
Ogni persona è a suo modo unica; alcune fanno scelte più vicine a quelle altrui (per vari motivi), mentre altre persone si discostano molto da quella linea (per vari motivi). In ogni caso, quello che ciascuno di noi fa è per noi stessi ‘normale’.
Bisognerebbe capire:
Quali sono i motivi che ci guidano nel nostro corso?
Quanto siamo consapevoli di essi?
Siamo combattuti fra il desiderio di essere diversi e il desiderio di appartenere, fra la fatica di essere fuori norma e il senso di solitudine e isolamento. Cerchiamo altri ‘strani come noi’, per conforto e confronto, per essere in quel mondo non ‘normali’ ma ‘fra simili’.
Sembra un paradosso eppure non lo è. Credo che dietro la voglia di essere ‘diversi’ ci sia in realtà la voglia di riconoscere, accettare e amare se stessi nel profondo, per ciò che si è veramente, costruendo la propria strada giorno per giorno.
L’Anima intuisce il proprio essere unica e irripetibile, e allo stesso tempo sente il richiamo della fonte da cui è scaturita come tutte le altre Anima. Vuole tornare a casa e cerca la sua strada.
Sentirsi diversi può fare di noi degli emarginati o dei leader (come dice spesso Sri Harold Klemp). Rispetto a chi o a cosa?
Direi rispetto alla nostra vita stessa. La sfida è comprendere che abbiamo il libero arbitrio ed esercitarlo. Spetta a noi decidere su cosa porre l’attenzione, quale strada costruire sotto i nostri passi.
Cosa è per voi la normalità e cosa è la non-normalità?